DAL TESTO
Sto cambiando, dice fra sé. Poco alla volta non sono più lo stesso. Questa interpretazione un po’ lo rassicura, per qualche tempo almeno, ma solo per farlo poi sentire più strano di prima. Passano i giorni, e gli riesce difficile liberare la mente dalle immagini della futura signora Blue, soprattutto la notte; e lì, nell’oscurità della sua stanza, supino e a occhi aperti, ne ricostruisce il corpo pezzo dopo pezzo cominciando dai piedi e dalle caviglie, risalendo le gambe e le cosce, arrampicandosi dal ventre ai seni e poi vagando in una paradisiaca morbidezza fino ai glutei, e di nuovo su per la schiena per trovare finalmente il collo e contorcersi verso il suo viso tondo e sorridente. cosa starà facendo in questo momento? si domanda ogni tanto. E che penserà di tutto ciò? Ma non trova mai una risposta soddisfacente. se sulla vicenda di Black sa di inventare un’infinità di storie possibili, sulla futura signora Blue tutto è silenzio, confusione, vuoto.
DUE PAROLE
Il secondo libro sviluppa ancora il tema della perdita di identità e del senso di confusione generale del nostro essere. Questa volta, in un gioco di personaggi chiamati con i nomi di colori che curiosamente ricorda le “iene” di Tarantino, l’investigatore di turno – Blue – si perde nuovamente nella vita di un’altra persona -Black- assoldato da una sconosciuta figura – White – gelosamente ossessionato dalla sua signora. Come riassunto nel biblico inizio “In principio c’è Blue. Più tardi c’è White, e dopo ancora Black, e prima del principio c’è Brown”. Avvalendosi del solito senso di ansia, l’autore ribalta lentamente i piani letterari tornando al vecchio cliché della spia che diventa lo spiato, il cacciatore preda e via dicendo. Questa volta il libro cardine è il Walden, non più Quiscotte, largamente menzionato tra le pagine. Fra i legami più stretti che mi sento di affibbiare a questa lettura, però, c’è la pesantissima influenza di Chesterton. Sono convinto Auster abbia letto e riletto “l’uomo che fu giovedì”. In “fantasmi” v’è un doppio fronzolo logico (qualcuno potrebbe chiamarlo colpo di scena, ma non è il caso) che rivela tutta l’abilità compositiva di Auster. Con un lento meccanismo si capirà che il committente White altri non è che lo stesso Black, e che il taccuino rosso (presente anche in città di vetro) si materializzerà nel libro che reggete in mano. Tre linee precise emergono da questa lettura: l’inutilità delle nostre azioni (Black che assolda Blue per cercare se stesso). La deficienza nel capire chi siamo realmente: il lettore viene portato per mano a trovarsi nei panni di Blue. La complessità dall’amore: rara, forse unica, forza capace di farci comprendere la nostra molteplicità.
INFO UTILI
100 pag, 2 ore e mezza di lettura circa.
Opere affini : L’uomo che fu giovedì – Chesterton
ORIGINI
Mark Rothko – Green Over Blue – 1956
Paul Auster – Fantasmi – Trilogia di New York – Edizione SuperET (isbn: 9788806220716)