Shirley Jackson – La lotteria

I bambini si erano già muniti di sassi, e qualcuno diede dei sassolini al piccolo Dave Hutchinson. Tessie Hutchinson adesso era al centro di uno spazio sgombro, e tese le braccia disperatamente mentre i paesani la circondavano. «Non è giusto» disse. Un sasso la colpì sul lato della testa. Il Vecchio Warner diceva: «Su, su, tutti quanti». Steve Adams era davanti alla folla dei paesani con accanto Mrs Graves. «Non vale, non è giusto» urlò Mrs Hutchinson, e poi le furono addosso.

 

DUE PAROLE

Libretto composto da quattro racconti, tutti di carattere inquietante e contraddistinti da un repentino cambio di “sensazioni”. Ognuna delle storie, infatti, che ben comincia come un qualsiasi racconto quotidiano, svolta presto al grottesco e allo sconvolgente. Il primo, e più crudo, trasforma ad esempio una tranquilla lotteria paesana ambientata nei giorni della classica festa di città in una lapidazione di gruppo. Seguono (notevole) “Lo sposo” in cui una giovane ragazza importuna il vicinato in attesa del suo sposo che mai arriverà. Una lotta con la follia e la speranza che anticipa (il raccontò uscì nel ’49) una pietra miliare della drammaturgia come “aspettando Godot”. Si parla di poche pagine, il racconto è brevissimo, quindi non disponde della stessa profondità di perlustrazione di Beckett, è ovvio, ma ne rimane comunque, a mio personale avviso, un’anticipazione di rilievo.
Si prosegue con “Colloquio”, un rapidissimo e poco incisivo passaggio sul tema del (e cito il testo) «Possibile che siano tutti pazzi tranne me?».
E si conclude con “Il fantoccio”, ove un ventriloquo (o presunto tale) utilizza un pupazzo per concedersi maleducazione ed indecenza con la donna che lo accompagna. Una bella metafora delle prese di responsabilità e presenza.
Una lettura tanto breve quanto incisiva.

 

INFO UTILI

meno di un’ora di lettura.
Piccola biblioteca Adelphi
in copertina un quadro di Sonia Terk Dealynay, chiamato “Philomene” (1907)