Walter Tevis – La regina degli scacchi

Potresti venire anche tu a vedere il balletto Folkloristico”, disse la signora Wheatley. “a quanto ho capito i costumi da soli valgono il biglietto di ingresso”.
“il torneo comincia domani. Devo lavorare ai finali di partita”.
La signora Whaetley era seduta sul bordo del letto e si ammirava i piedi. “Beth, tesoro”, disse trasognata, “forse hai bisogno di lavorare su te stessa. Guarda che gli scacchi non sono tutto nella vita”.
“Ma sono l’unica cosa che conosco bene”.
La signora Wheatley fece un lungo sospiro. “L’esperienza mi ha insegnato che quello che uno conosce non è sempre importante”.
“E cos’è importante allora?”
“Vivere e crescere”, disse la signora Wheatley con sicurezza. “Vivere la propria visa”.

DUE PAROLE

Come ho già avuto modo di apprezzare ne “solo il mimo canta al limitare del bosco”, la scrittura di Tevis è di una visualità disarmante. Non è sorprendente, quindi, come la trasposizione in serie televisiva del romanzo, uscita proprio di questi tempi, abbia avuto così tanto successo. È stato necessario spostare due virgole per trovarsi una sceneggiatura già fatta e finita. Nonostante l’entusiasmo che ha accompagnato la lettura del romanzo, e forse ancor più la visione del televisiva, non posso dirmi incantato. La regina degli scacchi è un libro che non consiglierei sicuramente a coloro i quali cercano una lettura profonda e rimarchevole, ma sarà sicuramente il dono che porterò a qualche ragazzina adolescente in cerca di un avvincente fiaba scacchistica. Non vi è nemmeno nulla di originale nella trama, che già di per sé non fa altro che calcare le gesta del famigerato Bobby Fisher, ponendole in chiave femminile. È proprio sui cliché che Tevis costruisce la sua narrazione. Elizabeth Harmon sviluppa uno stereotipo dietro l’altro. Ma chi va cercando un testo di ribellione o emancipazione femminile, chi prova a leggere il testo con un senso orientato al gender, prenderà solo grandi cantonate. La protagonista è donna perché, come per mille altre ragioni, l’essere femmina era quanto di più lontano dalla clientela di quell’ambiente. Gli scacchi, che persino per molti anni dopo gli anni sessanta, sono stati un palcoscenico femminile, isolato, monolitico, stereotipato e completamente sigillato nelle sue vecchie tradizioni. Un mondo dominato e vissuto solo e soltanto da maschi, per lo più Russi. Ed ecco che la favola di Davide contro Golia, proprio come accadde nella squilibrata vita di Fischer, prende forma. Una bambina, sola, alcolizzata, visionaria, orfana e disorganizzata contro un gruppo, adulto, coeso, lucido e temibile di grandi campioni della disciplina. Non troverete alcuna sorpresa in questo libro, dall’inizio in orfanotrofio fino alla sconfitta del mostro finale, come in un grande videogioco, sarà la forza della banalità letteraria a trascinarvi pagina per pagina e a consegnarvi, intatta, una piacevole originalità nel tributo a questo immortale gioco di umana strategia.