Wu Ming – Proletkult

Bogdanov si ferma dopo le prime righe. Celebrare gli inventori è un insulto alla cultura proletaria. L’individuo non è importante di per sé, ma in quanto il suo talento arricchisce la collettività. Non saranno i singoli scienziati a spazzare via la natura. È l’umanità intera che si organizza da millenni per quell’obiettivo. Nessun organismo può sopravvivere senza espandersi a dispetto dell’ambiente. È una legge tectologica. La conservazione è un equilibrio dinamico. Ogni cambiamento nell’ambiente è bilanciato da un cambiamento nel sistema. Ma quest’armonia non è mai perfetta. Prima o poi, si verifica sempre un’alterazione più drastica, che mette in crisi gli assetti consolidati. Lasciata al caso, è molto difficile che una simile trasformazione sia favorevole al sistema. Pertanto, occorre giocare d’anticipo. Assimilare l’ambiente, in modo che le sue resistenze negative si scontrino con un maggior numero di attività opposte, messe in campo dall’organismo. In una parola: sviluppo. Prima conquistare la Terra, poi lo spazio profondo.

DUE PAROLE

Una ragazza spuntata dal nulla che dice di arrivare da un pianeta chiamato nacun dove vige e prospera un socialismo purissimo (e qui la mente va subito a “I ribelli dell’altro pianeta” di Ursula Le Guin). La vita di Alexander Alexandeovich Malinovsky, poliedrica stella del bolscevismo, al secolo Bogdanov. Un romanzo storico imperlato di fantascienza. In cui le vicende reali degli anni successivi alla rivoluzione d’Ottobre, nella Russia del primo novecento, si intrecciano con una stereotipata letteratura fantascientifica. La coltre che ammanta il romanzo è la tematica (storica, culturale e ideologica) dell’utopia per eccellenza: il vero socialismo. La vera rivoluzione. Essa consegna ad ogni anti eroe della vicenda la propria credenza. Una visione del mondo che ovviamente si approssima alla religione. La verità oggettiva di Denni è opposta alla verità collettiva sognata e voluta da Bogdanov. Sotto una certa luce, il libro può essere anche letto come lo scontro di queste ideologie. Il fallimento o l’instabilità dell’utopia proletaria e del socialismo può e poteva accadere soltanto a patto che l’incantesimo generale, ovvero la completa accettazione da parte della società della dottrina marxista, accadesse. La verità oggettiva si costruisce lavorando insieme, eppur Denni è sola nel suo universo (perciò necessita della metafora aliena). Sublime invece l’immagine di Bogdanov (che sottolineo, a parte il finale, non essere stata in alcun modo romanzata): un uomo incredibilmente ricco di contraddizione,  di quella contraddizione sana e fanciullesca, per nulla provocatoria. La temporalità degli eventi mette infatti in evidenza questa fragilità, rivelando le teorie e le convinzioni scientifiche del medico scrittore come improbabili, a posteriori. Dalla tectologia alla ricerca dell’immortalità tramite trasfusioni ematiche, la credibilità del protagonista emerge come una solida montagna che si staglia, ahimè, all’orizzonte di un miraggio. Una lettura piacevolissima e divertente. Artefatta, certo, si nota la mano di un collettivo che ricerca l’estetica letteraria, ma ben riuscita.