Yuval Noah Harari – Homo Deus


Quando la tecnologia ci permetterà di reingegnerizzare le menti umane, homo sapiens scomparirà, la storia umana arriverà a una conclusione e un tipo di processo completamente nuovo avrà inizio, un processo che le persone come voi e me non possono comprendere. Molti studiosi cercano di predire come potrà essere il mondo nell’anno 2100 o 2200. È uno spreco di tempo. Qualsiasi predizione significativa dovrebbe tener conto della capacità di reingegnerizzazione delle menti umane, è questo è impossibile. Esistono molte sagge risposte alla domanda: “che cosa farebbero persone con menti come le nostre con le biotecnologie?” Ma non abbiamo alcuna buona risposta per la domanda: “Che cosa farebbero esseri con un tipo differente di mente con le biotecnologie?” tutto ciò che possiamo dire è che persone simili a noi con ogni probabilità useranno le biotecnologie per reingegnerizzare le loro stesse menti, e le nostre menti contemporanee non sono in grado di comprendere quali potrebbero essere le conseguenze. Eppure, per quanto i dettagli siano oscuri, non possiamo negare di riconoscere nella storia una direzione principale. Nel XXI secolo. Il terzo grande progetto del genere umano riarderà l’acquisizione di poteri divini di creazione e distruzione, ed eleverà homo sapiens a homo deus. Questo terzo progetto ovviamente include i primi due, ed è da loro alimentato. Vogliamo avere la capacità di reingegnerizzare i nostri corpi e le nostre menti al fine di, soprattutto, sfuggire alla vecchiaia, alla morte e all’infelicità, ma una volta che possediamo questa capacità, chissà cos’altro ci si potrebbe fare? Pertanto sono in molti a ritenere che i nuovi programmi dell’umanità alla fine si riducano a un unico progetto: acquisire la condizione di esseri divini.

DUE PAROLE

Nell’ultima pagina del libro, Harari riporta con chiarezza il senso del libro e le domande che ha voluto porre. Partendo da questi tre temi, che argomenta ampiamente nelle quasi cinquecento pagine precedenti: 1, la scienza sta convergendo verso un dogma onnicomprensivo, che sostiene che gli organismi sono algoritmi e la vita è un processo di elaborazione dati. 2, l’intelligenza si sta affrancando dalla consapevolezza. 3, Algoritmi non coscienti e inconsapevoli ma dotati di grande intelligenza potranno presto conoscerci meglio di quanto oi conosciamo noi stessi. Si arriva a queste domande, a cui, secondo l’autore, è necessario dare risposta – o provare a darla – per evitare di trovarci completamente impreparati allo zeitgeist del futuro prossimo venturo. Le domande sono: 1, gli organismi sono soltanto davvero algoritmi, e la vita è davvero soltanto elaborazione dati? 2, che cos’è più importante, l’intelligenza o la consapevolezza? 3, che cosa alla società, alla politica e alla vita quotidiana quando algoritmi non coscienti ma dotati di grande intelligenza ci conosceranno più a fondo di quanto noi conosciamo noi stessi? L’autore pone insomma dilemmi giganteschi, probabilmente cruciali e, fra l’altro, sentitissimi, vivissimi (il libro è stato scritto nel 2016, sette anni prima di questa recensione, e alcune tendenze descritte dall’autore hanno effettivamente già inquietantemente attecchito in ambiti scientifici e sociali). Rimanendo sulla sfera letteraria, e avvalendomi come sempre della facoltà di non commentare più di tanti la saggistica, si può notare come “homo deus” sia molto più speculativo e ambizioso di “homo sapiens, breve storia dell’umanità”, con tutte le ragioni del caso. Mentre nel testo precedente Harari sintetizza (molto efficacemente) fatti avvenuti su un arco temporale di decine di migliaia di anni e si spinge poi a un’interpretazione sintetica del futuro, in questo testo le basi per la sue tesi ripercorrono velocemente quanto scritto in precedenza (ripetendosi persino un poco nel primo centinaio di pagine) per poi avventurarsi in una speculazione, seppur solidamente fondata, di diversi scenari che la tecnologia sta portando alla nostra specie. Sicuramente degna integrazione del pensiero dell’autore. Un testo che fa male e getta addirittura ombre d’angoscia perché porta a una cruda ed empiristica versione della vita. Scordatevi Dio, il libero arbitrio e la nostra singolarità se vi capita di imbattervi in queste pagine.