
La principale attrazione di una vita trascorsa a fare acquisti è la copiosa offerta di nuovi inizi e risurrezioni (ossia di possibilità di “rinascere”). Per quanto disonesta, e in ultima analisi frustrante, possa a volta pparire quell’offerta, la strategia di costante attenzione a fare e rifare la propria identità con l’aiuto dei kit offerti sul mercato è destinata a rimanere l’unica credibile o “ragionevole” in un ambiente caleidoscopicamente instabile, in cui fare “progetti per tutta una vita” e pianificare a lungo termine non sono più percepiti come propositi realistici, ma sconsiderati e inopportuni. Allo stesso tempo, l’eccesso, potenzialmente inabilitante, delle informazioni “oggettivamente disponibili” rispetto alla capacità di assorbimento e riutilizzo propria della mente si traduce in un costante eccesso di opzioni di vita rispetto al numero di reincarnazioni sperimentate nella pratica e disponibili all’esame di valutazione.
DUE PAROLE
Saggio e riflessione sulla nostra condizione disturbata di consumatori. Bauman ripercorre le nostre radici fino a ragionare dello stato attuale e di questa prigione consumistica che si esprime non solo in termini economici ma anche temporali e filosofici. Il paragrafo seguente spiega e sintetizza abbastanza bene la trave principale del testo:
“Tutto ciò aveva un significato evidente nella società solido-moderna dei produttori – una società che puntava sulla prudenza e sulla cautela di lungo periodo, sulla durevolezza e sulla sicurezza, e soprattutto sulla sicurezza durevole del lungo termine. Ma il desiderio umano di sicurezza e il sogno di uno “stato stazionario” definitivo mal si accordano con la società dei consumatori. Nel percorso verso questa società il desiderio umano di stabilità deve trasformarsi, e in realtà si trasforma, da principale punto di forza del sistema nella sua principale passività: potenzialmente fatale, e causa di perturbazione e malfunzionamento. Difficilmente le cose potevano essere diverse, poiché il consumismo, in netto contrasto con le precedenti forme di vita, associa la felicità non tanto alla soddisfazione dei bisogni (come tendono a fare credere le sue credenziali ufficiali) ma piuttosto alla costante crescita della qualità e dell’intensità dei desideri, il che implica a sua volta il rapido utilizzo e la rapida sostituzione degli oggetti con cui si pensa e si spera di soddisfare quei desideri; esso abbina l’insaziabilità dei bisogni all’impulso e all’imperativo di “guardare costantemente alle merci per soddisfarli”. Nuovi bisogni e desideri; l’avvento del consumismo inaugura l’era della “obsolescenza programmata” dei beni offerti sul mercato e segnala la spettacolare ascesa dell’industria dello smaltimento rifiuti… L’instabilità dei desideri e l’insaziabilità dei bisogni, e la propensione che esse creano al consumo immediato e all’immediata eliminazione degli oggetti consumati, ben si accordano alla nuova liquidità del contesto in cui le attività della vita si svolgeranno nel prevedibile futuro. Un contesto liquido-moderno è inadatto alla pianificazione, all’investimento e all’accumulazione di lungo periodo; anzi esso priva il rinvio della soddisfazione del suo antico senso di prudenza, di circospezione e soprattutto di ragionevolezza.”
È indispensabile capire allora la condizione di effimera velocità in cui ci troviamo. Bauman utilizza il parallelismo con le opere puntiniste. Si legga:
“Nei dipinti puntinisti di Sisley, Signac, o Seurat, i punti colorati sono disposti a formare rappresentazioni significative: una volta che il pittore ha ultimato la sua tela, chi la osserva vede alberi, nuvole, prati, spiagge, bagnanti pronti a immergersi nel fiume. Nel tempo puntinista è compito di qualsiasi professionista della vita disporre i puntini in modo da formare figure significative. A differenza delle opere dei puntinisti, ciò generalmente avviene col senno di poi. Le raffigurazioni tendono a essere scoperte a posteriori: raramente sono state progettate in anticipo, e anche in questo caso ben di rado i pennelli con cui le macchie colorate sono state trasferite dalle mappe mentali alle tele obbediscono allo sguardo e alla mano del professionista della vita come i grandi professionisti delle arti visive. È proprio per queste ragioni che la vita “dell’adesso” tende a essere una vita frettolosa. L’occasione unica contenuta in ognuno dei punti lo seguirà nella tomba, perché non avrà un’altra possibilità. Ogni punto avrebbe potuto essere vissuto come totale e autentico nuovo inizio, ma senza uno sprone rapido e deciso all’azione immediata il sipario cadrà subito dopo l’inizio dell’atto senza che sia accaduto nulla o quali. Il rinvio è un serial killer delle possibilità.”
Individui votati alla volatilità e al presente. Atomicamente costretti a microscopici piaceri piuttosto che a più solidi lunghi e duraturi lidi. Cosa rimane allora di umanità a questa belva che tutto porta a consumo? Nella sua bellissima intervista al festival di filosofia, l’autore chiosa tutto con l’amore. L’indole umana rimane la scintilla su cui perseverare e protrarre la fiducia nella nostra specie.