Andrea Camilleri – La concessione del telefono

L’uso di un nome diverso da quello anagrafico, con l’aggiunta di un soprannome (’ngiuria) noto solo entro la ristretta cerchia delle mura di un paese, obbedisce a due esigenze opposte. La prima è quella dell’occultamento in caso di periglio: con un duplice (o triplice) nome si favorisce lo scangio di persona, si viene a ingenerare un equivoco che favorisce chi è oggetto di ricerca, quale essa sia. La seconda esigenza invece è quella di farsi, in caso di necessità, esattamente riconoscere per evitare lo scangio.

DUE PAROLE

Nel panorama di stereotipi e luoghi comuni che la Sicilia si trascina sempre appresso, il testo di camilleri spunta per originalità senza lasciarne alcuno per strada. Basandosi su una vicenda a dir poco simbolica, labirintica per colpi di scena e repentini cambi di opinione, si intrecciano tradimenti, cospirazioni, intrighi politici e provinciali, campanilismo, omertà, complottismo, bonaria ignoranza e condito arrivismo. Un iceberg la cui punta è indubbiamente rappresentata dell’egoismo di ogni singolo personaggio nella disparata ricerca di un tornaconto personale. Ambientato nell’immaginaria vigàta di fine 1800 il romanzo narra, in maniera espositiva a dir poco originale, la parabola di un giovane uomo che, mosso dalla passione per l’innovazione e lo spirito imprenditoriale (si scoprirà in divenire fintissimo e fasullo) invia richiesta di attivazione di una linea telefonica privata per collegare il suo magazzino di legnami alla residenza del suocero, mentore e protettore dello stesso. Da un semplice trittico di lettere al mittente sbagliato, si innesca un complicatissimo meccanismo di errori e sospetti che porterà il protagonista Filippo genuardi a venir tacciato di affiliazioni a politiche sovversive socialiste. Gli altri attori che compongono la commedia (testo fortemente comico sin dalle prime pagine) appartengono ognuno a una squadra in cui è impossibile fidarsi dei proprio stessi compagni. Lo stato italiano, il corpo dei carabinieri, la magistratura, la prefettura, la mafia locale fino alla sfera della famiglia e dell’amicizia fraterna. In una goffa lotta dove tutti sono contro tutti, il più scaltro è quello che frega per primo il prossimo. La linearità della vicenda non cambia, nonostante i contorti meccanismi e il rischio di rivoluzionare costantemente ogni ovvietà cronistica, la storia riesce a svilupparsi miracolosamente senza intoppi e troverà più o meno tutti gli attori in luoghi uguali o migliori di quelli da cui erano partiti. Fra promozioni, calunnie, menzogne, ingiurie, tradimenti e spergiuri, il buon genuardi riuscirà nella sua impresa. Lo stato di quiete e il senso così ben descritto dal gattopardo con il famoso tutto cambia affinché tutto rimanga uguale è pienamente riuscito. È solo per dovere e rispetto della commedia che, soltanto nelle pagine finali, si scopre il vero motore del mondo, come sempre l’amore. Per una stramba legge del contrappasso sarà proprio la riuscita del suo intento a portare il genuardi ed il suocero alla morte. Un piccolo capolavoro, un libro steso con cura giornalistica e redatto, per stile e tono, con diversi e precisi timbri linguistici. Camilleri stupisce perché compone un testo alternando solo comunicazioni epistolari (“cose scritte”) a capitoli di incisive conversazioni (“cose dette”). Questo pone il lettore in una godibilissima situazione di superiorità e veggenza. Una nicchia perfetta per una commedia incisiva e brillante.