“Questo sta a lei scoprirlo, se ne ha voglia. Oppure può fermarsi alla forma che hanno fatto prendere all’acqua”.
“Non ho capito, mi scusi”.
“Io non sono siciliana, sono nata a Grosseto, sono venuta a Montelusa quando mio padre ne era prefetto. Possedevamo un pezzetto di terra e una casa alle pendici dell’Amiata, ci passavamo le vacanze. Avevo un amichetto, figlio di contadini, più piccolo di me. Io avevo una decina di anni. Un giorno vidi che il mio amico aveva messo sull’orlo di un pozzo una ciotola, una tazza, una teiera, una scatola di latta quadrata, tutte colme d’acqua, e le osservava attentamente.
“Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?” “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”.
DUE PAROLE
Primo romanzo della popolarissima serie di gialli che ha come protagonista il commissario Montalbano. Camilleri dà forma alla sua terra sviluppando trame di sua inventiva che si appiccicano, però, alle ordinarie storie di cronaca nera Siciliana. L’astuzia dell’ispettore, la sua scaltrezza, l’intuito e il successo con le donne, aiutato da un fortissimo carisma, donano al protagonista una specie di aurea divina, ben riconosciuta in chiusura di romanzo. Una caricatura di quello che può essere l’antitesi del siciliano medio. Un eroe moderno che oltre a sbandierare l’orgoglio per la propria terra vuole forse anche spronare l’uomo di strada, tramite una “facilità e felicità d’inventiva notevoli”, a un ragionamento sull’etica, le virtù e i valori della propria terra, sideralmente distanti dalla perfezione del suo protagonista. Si scrive qui dell’assassinio dell’ing. Luparello e di come le indagini, così come la vera causa del delitto, vengano carpiti dal commissario ma celati alla giustizia. un segreto che non prende forma, o meglio, che – proprio come l’acqua – prende la forma di quello che il contesto reputa più opportuno.