Nel sogno lei ha detto a Quill che il Giordano lo aveva già attraversato un’altra volta, in un sogno precedente, e anche allora il fiume era ingombro di ostacoli. «Era tutto così aggrovigliato» dice Mary Lee «e io nuotavo a fatica, cercando di arrivare dall’altra parte. Quando sono arrivata in mezzo l’acqua era calma e limpida, così limpida che si vedeva il fondo.» Glielo aveva detto a Quill che era già stata in quel fiume, e che sapeva che al centro l’acqua era calma, quindi non aveva paura di attraversarlo adesso. Fa lo stesso, aveva detto Quill. Non è ancora la tua ora, Nonna T, torna indietro. A quel punto Mary Lee si era svegliata, ringraziando Dio per non averla chiamata, però chiedendosi chi fosse, tutta quella gente sull’altra sponda del fiume. C’era poi qualcosa di strano, nel suo sogno: il Giordano assomigliava un sacco all’Alabama. È per questo che non c’era un traghetto? Sorride. Che domanda stupida. Sul Giordano, dice poi, «è Gesù il traghetto». Ripensa al suo sogno sul Giordano, cercando di “interpretarlo”. Come l’altra riva, anche il significato è poco oltre la sua portata. Sta per compiere una traversata, va bene. Ma di che tipo? E quando? E chi passerà dall’altra parte con lei?
DUE PAROLE
«Non abbiamo chiuso il traghetto perché erano neri» pare che avesse detto lo sceriffo Lummie. «L’abbiamo chiuso perché se l’erano dimenticati, che erano neri.» I meandri del fiume Alabama e gli intestini della gente che abita il lato opposto della riva. Il romanzo di moeringer parla di Mary, di una donna di colore e del suo popolo, dei “benders ” che abitano a Gee’s Bend quasi fossero isolati e abbandonati a un contesto estemporaneo, unico, privato, ma ben conosciuto storicamente: la segregazione raziale. Il libro amalgama quindi la storia di una comunità, i suoi desideri, le sue necessità con l’intimo viaggio della vita della protagonista. Il battello che attraversa il fiume, e che viene osannato come un mistico vascello diretto al proprio porto salvo, si mostra nei suoi molteplici significati: la salvezza, la distanza, il mezzo del progresso, il cuore pulsante di ogni speranza d’uguaglianza sociale. (Se la legge non riusciva a tenere separate le razze, perché non lasciarlo fare all’acqua?) L’attesa di questo trasporto è contemporaneamente gioia di vivere e attesa di morire. Il lungo e tortuoso cammino del fiume, le acque che separano una sponda dall’altra sono metafora del viaggio terreno. Una lucida presa di coscienza della morte e del suo lento, terrificante (ma al contempo macabramente affascinante) sopraggiungere. Con quella speranza, forse ormai desueta perché di stampo religioso, dunque quasi ancestrale, di trovar miglior condizione una volta giunti sull’altra sponda. Ognuno viaggia verso il proprio paradiso, verso le proprie radici, verso la propria gente.