
Quanto a me, ci ho messo diversi anni per coltivare l’autocontrollo e impedire alle mie emozioni di rivelarsi. Soltanto poco tempo fa ero il conquistatore del mondo, e comandavo l’esercito più grande e formidabile dell’epoca moderna. Ora tutto questo è scomparso! Pensare che ho mantenuto la calma, oserei dire persino il mio incrollabile buonumore […] Non crediate però che il mio cuore sia meno sensibile di quello di altri uomini. Sono un uomo gentile, ma fin dalla prima giovinezza mi sono dedicato a far tacere questa corda del mio animo, che ormai non emette più suono. Se, al momento di cominciare una battaglia, qualcuno mi dicesse che la mia adorata amante è sul punto di esalare l’ultimo respiro, la notizia mi lascerebbe freddo. Ma il dolore sarebbe altrettanto grande che se lo avessi esternato […] e dopo la battaglia, se ne avessi il tempo, piangerei per la mia amante. Senza questo completo autocontrollo, pensate che avrei potuto fare tutto ciò che ho fatto?
DUE PAROLE
Paolo Nori dice che dopo quarant’anni o più dalla prima lettura di Delitto e Castigo, quella domanda – la fatidica domanda che pone Raskol’nikov – brucia ancora ferocemente dentro di lui: “Ma io”, si chiede “sono come un insetto o sono come Napoleone?”. Si tratta quindi di chiedersi dove ognuno di noi stia in quella scala che porta dal più misero degli esseri, dal più insignificante, al più grande di tutti. “Il Grande”, appunto, è l’appellativo che lo stesso Roberts si interroga se risultare calzante. Risponde, con personalissima ragione del sottoscritto, e con altrettanta determinazione, che nessun altro personaggio della storia meriti cucito addosso questo appellativo come il protagonista di quasi cinque anni di lavoro meticoloso di ricerca storica. Siamo di fronte insomma a uno degli uomini più influenzanti della storia umana. Colui che l’ancora sconosciuto Hegel ammira passare per la sua città così descrivendolo “È in effetti una sensazione meravigliosa vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, si irradia sul mondo e lo domina”. È insomma con piacere che appunto queste righe (pratica che, di solito, non riservo ai saggi storici) poiché l’osservazione così ravvicinata di un personaggio di tale portata mi ha arricchito di non pochi spunti, forse anche ambizioni. Leggendo Roberts e ammirando Napoleone ho imparato che la grandezza di un uomo dipende tantissimo dalla sua tenacia e che la predisposizione non è volontà del destino ma l’abilità dell’uomo audace di cavalcare l’onda, magari unica, magari fortunata, che il destino mette a disposizione. Non si tratta quindi di asserire che il destino assurgesse napoleone a rango divino, bensì che napoleone si credeva tale, così come molti altri del resto, ma fu più abile e affamato e capace di altri di accaparrarselo.
Leggere la biografia di un uomo così importante mi ha insegnato sostanzialmente queste cose. Le elenco.
1 La cultura ha un ruolo essenziale nel successo. Si intende qui cultura in senso lato, settorica.
2 Senza occasioni (senza fortuna) anche il più abile degli uomini non può emergere dalla massa. La carriera così fulgida di Napoleone fu anche merito di assenze che egli colmò quasi fisiologicamente, si pensi all’assenza di ufficiali nella sua scalata dei ranghi militari e quella di alternative politiche valide (si legga però braccia armate) prima del colpo di stato di Brumaio.
3 Banale. La storia insegna. Un grandissimo numero di vittorie ottenute da napoleone sono frutto di formidabile preparazione teorica.
4 Anche i giganti devono rendere conto a qualcuno.
5 Gli uomini sono motivati dalle idee. Padroneggiare linguaggio e saper ispirare le persone significa possedere redini solidissime.
6 La guerra e la scienza militare sono, purtroppo, un volano incredibilmente efficace per l’innovazione.
7 Non esistono mai vittorie o sconfitte totali.
8 Gli uomini veramente intelligenti imparano dai propri errori.
9 Chi ha il potere in pugno ha comunque bisogno di rincuorare i suoi soccombenti. Il Napoleone che alla popolazione di Gorizia dichiarava “bandite il vostro turbamento, siamo buoni e umani” assomiglia sinistramente allo statuto di Google che nel suo primo comma dichiara “don’t be evil”.
10 Questa la riporto pari pari “vincere non è sufficiente se non si approfitta del successo”.
11 La memoria di un popolo e di un paese è veramente un oggetto tanto misterioso quanto vulnerabile. Appena 11 anni dopo la decapitazione di luigi XVI i francesi acclamavano in quasi concomitanza Napoleone come loro imperatore. Le rivoluzioni, dice bene Tomasi Lampedusa, servono proprio a cambiare tutto affinché tutto torni come prima.
12 La curiosità e l’umiltà nel chiedere le cose che non si conoscono sono un atteggiamento fondamentale di chi vuole fare di sé un uomo migliore. L’attenzione che Napoleone dava a questi atteggiamenti, unita a un’attenzione maniacali per i dettagli e per i “ranghi bassi” (la qualità per i suoi soldati, poi sudditi) è stata determinante per costruire la sua grandezza.
13 Il valore e la fiducia in un individuo dipendono sempre da una determinata circostanza (Tayllerand docet).
14… finiamola qui, potrei protrarmi per punti e punti e continuare a prendere appunti da questa sorgente. La cosa che più mi affascina e interessa è come l’eredità di un uomo così polarizzante, così odiato e amato allo stesso tempo, sia ora stata mitigata dallo scorrere dei secoli e – come giusto essere – si sia ora appianata nella sua smisurata e appianata dimensione di grandezza. Come il rispetto e l’ammirazione tributatagli dallo stesso duca di Wellington, è facile rimanere ammaliati dalla grandezza di uno dei più grandi carismi della storia. La sua grandezza però, lo spiega bene Roberts, è tale perché non si limita al genio militare (sì inarrivabile) ma a quelle vette di illuminismo che nessun altro è riuscito ad incarnare posti vertici di potenza ed egemonia così alti. Si legge nel testo “Nella Fenomenologia Hegel presuppose l’esistenza dell’«anima bella», una forza che agisce in autonomia, senza tenere conto delle convenzioni e degli interessi altrui, e che, come è stato sottolineato, pareva una «discreta descrizione» dello stesso Napoleone”. Ecco, io credo che – pur sporcata da un narcisismo gargantuesco – la vera forza di Napoleone, quella che è rimasta nei secoli è proprio la capacità di tenere conto degli interessi altrui. La sua forma di umanità, di vicinanza all’ultimo, la sua capillarità di raggiungere l’ultima foglia dell’albero lo rende un albero ricco di linfa vitale, che tutto illumina, nutra adombra, cresce o protegge a seconda dell’inclinazione dalla quale lo si vuole osservare.