A dispetto di tutto ciò che ha dovuto concedere, il successo personale di Benito Mussolini è immenso. Sceso a patti con la Chiesa cattolica, romana, apostolica, la più antica istituzione sulla faccia della terra, il figlio del fabbro di Dovia, minuscola frazione di un insignificante paese nella periferica Romagna, non è più soltanto il figlio del secolo. Già diventato cugino del Re quando ricevette da lui il collare dell’Annunziata, ora il figlio del fabbro si è imparentato ai millenni. Ora, come dirà l’arcivescovo di Praga in visita a Roma, e come dopo di lui ribadirà il papa davanti a studenti e professori dell’Università Cattolica, Benito Mussolini è “l’uomo della provvidenza”. Le campane di Roma suonano a stormo, il vecchio cardinal Gasparri si abbandona alle lacrime, fuori le mura del Palazzo Apostolico anche la folla, sotto la pioggia, piange. Milioni d’italiani, nati cattolici, cresciuti secondo la legge cristiana, battezzati da madri devote nelle splendide chiese di tutta la penisola, custodi dei ricordi di vite popolari, si sciolgono in un pianto di gioia. Quei ricordi non andranno perduti nel tempo, non si scioglieranno come lascrime nella pioggia. Il dissidio, la mortificazione, la discordia sono finiti. La ferita è rimarginata, l’armonia è tornata, lo spitito è placato.
DUE PAROLE
Essendo parte di una tetralogia e procedendo essa linearmente assieme allo scandire degli anni, non vi è molto altro da aggiungere, se non confermare la validità della lettura, a quanto già detto qui. link