Arkadij & Boris Strugackij – Stalker

Adesso sappiamo che la Visitazione nella nostra parte del pianeta non ha lasciato effetti ritardati, per lo più. Naturalmente questo non esclude la possibilità che, togliendo dal fuoco tutte queste castagne, potremmo incappare in qualcosa che renda impossibile la vita non solo per noi, ma per l’intero pianeta. Questa sarebbe sfortuna. Ma dovete ammettere che una tale minaccia pende da sempre sulla testa del genere umano. — Ridacchiò. — Vedete, da molto tempo ho perso l’abitudine di parlare in senso generale dell’umanità. L’umanità come tutt’uno è un sistema troppo fisso, non ci sono cambiamenti al suo interno. — Pensate che sia così? Forse avete ragione, chi lo sa? — Siate onesto, Richard — disse Valentine, visibilmente divertito. — Che cosa ha cambiato nella vostra vita la Visitazione? Voi siete un uomo d’affari. Adesso sapete che nell’universo, oltre all’uomo, c’è un’altra creatura razionale. E allora? — Cosa posso dire? — borbottò Noonan. Gli dispiaceva avere iniziato quella conversazione, ma non c’era niente di cui parlare. — Che cos’è cambiato per me? Beh, da molti anni a questa parte mi sento a disagio e insicuro. D’accordo, sono venuti e se ne sono andati subito. Ma se dovessero tornare e decidere di fermarsi? Come uomo d’affari, devo consi-derare seriamente questo problema. Chi sono? Come vivono? Di che cosa hanno bisogno? A un livello più fondamentale devo pensare a come modificare i miei prodotti. Devo essere pronto. E se venisse fuori che nel loro sistema io sono completamente superfluo? — Si accigliò. — E se noi fossimo superflui? Ascoltate, Valentine, dal momento che ne stiamo parlando: ci sono delle risposte a queste domande? Chi sono? Che cosa vogliono? Torneranno? — Ci sono delle risposte — sorrise Valentine. — Molte, basta scegliere. — E voi, personalmente, cosa ne pensate? — A dire la verità, non mi sono mai concesso il lusso di pensarci seriamente. Per me, la Visitazione è innanzi tutto un evento unico che ci permette di saltare molti passaggi nel processo della conoscenza. Come un viaggio nel futuro della tecnologia. Come un quantum generatore che sia finito nel laboratorio di Isaac Newton. — Newton non ci avrebbe capito niente. — Sbagliate. Newton era un uomo molto perspicace. — Davvero? E chi se ne frega di Newton. A me interessa sapere che cosa pensate voi della Visitazione. Potete rispondere anche in maniera non ufficiale, — Va bene, ve lo dirò. Ma vi devo avvertire, Richard, che la vostra domanda cade sotto il titolo di senologia. La senologia è una miscela innaturale di fantascienza e logica forma-le. Si basa sulla falsa premessa che la psicologia umana è ap-plicabile agli esseri intelligenti extraterrestri. — Perché è falsa? — chiese Noonan. — Perché i biologi si sono già scottati nel tentativo di usare la psicologia umana sugli animali. Animali terrestri, per giunta. — Perdonatemi, ma questa è tutta un’altra faccenda. Noi stiamo parlando della psicologia di esseri razionali. — Sì, e sarebbe tutto facile se solo sapessimo che cos’è la ragione. — Non lo sappiamo? — Noonan era sorpreso. — Che ci crediate o no, non lo sappiamo. Generalmente si utilizza una definizione più comune: la ragione è quella parte dell’attività dell’uomo che lo distingue dagli animali. Capite? È un tentativo dell’uomo di distinguere il proprietario dal cane; il cane capisce tutto, ma non può parlare. In realtà questa definizione ne fa sorgere un’altra più ingegnosa, basata sull’amara osservazione delle attività umane. Per esempio, la ragione è anche la capacità dell’uomo di compiere atti irra-zionali o innaturali. — Sì, si adatta a me e a quelli come me — convenne con amarezza Noonan. — Sfortunatamente. Oppure, c’è anche questa definizione ipotetica: la ragione è un tipico complesso di istinti che non si è ancora formato completamente. Ciò implica che il com-portamento istintivo è sempre logico e naturale. Fra un milione di anni il nostro istinto sarà maturato e noi smetteremo di fare gli errori che sono probabilmente parte integrante della ragione. E allora, se dovesse cambiare qualcosa nell’universo, noi ci estingueremmo… precisamente perché avremmo dimenticato come si fanno gli errori, cioè tentando diversi approcci che non siano stabiliti da un programma inflessibile di alternative concesse. — In qualche modo lo fate sembrare disonorevole. — Va bene, che ne dite allora di un’altra definizione… molto sublime e nobile: la ragione è la capacità di utilizzare le forze che ci circondano senza distruggere quello che ci circonda…

DUE PAROLE

Stalker, o “Picnic sul ciglio della strada”, è pura iniezione fantascientifica nelle vene. Siamo sul pianeta terra dove, in un anno non meglio precisato, è avvenuta ciò che la storia chiama “visitazione” ovvero un rapido, misterioso e incompreso passaggio alieno che ha dato vita a una “zona”, territorio mistico dove le regole e le leggi fisiche sembrano non corrispondere a quelle finora studiate dal genere umano. Un ristretto gruppo di persone, si pensi a degli arguti contrabbandieri di materiale alieno, è il solo capace di addentrarsi nella zona con sufficiente esperienza. Non senza conseguenze. Questa ristretta cerchia di reprobi, detti appunto stalker, sembra appartenere a un genere umano maledetto, o forse anche predestinato. Stalker crea così un’atmosfera dantesca, un viaggio routinario all’inferno che solo gli impuri e gli ingenui possono permettersi di affrontare. Su questo punto è rimarchevole la trasposizione cinematografica di Tarkovskij, in cui il protagonista esprime espressamente questo concetto “solo chi ha perso la speranza può addentrarsi in questo luogo”, proprio come l’incisione sulla porta al di là dell’acheronte. Il romanzo getta dunque uno squassante terremoto alle nostre sicurezze scientifiche. Ridimensiona il sapere umano, così contestualizzato a questo piccolo pianeta che, di fronte all’immensità dell’universo, può benissimo essere paragonato a un anonimo luogo di sosta e di completo disinteresse di un’eventuale evoluta civiltà extraterrestre. L’idea del testo nasce infatti ai due fratelli durante una passeggiata in campagna. Uno di essi si accorge di come delle immondizie lasciate lungo il ciglio di una strada potessero sembrare natura aliena e incomprensibile ai minuscoli abitanti di quel microcosmo naturale. Poca ma efficacissima filosofia (“Sono risposte cadute dal cielo a domande che non siamo ancora in grado di porre.”). Stalker è romanzo delizioso sia per i fanatici dell’avventura (è a tuttotondo un’odissea) che per i lettori più compassati e riflessivi. Le brevi riflessioni spirituali sono talmente profonde da lasciare squarci giganteschi nel lettore più propenso alle grandi domande che l’umanità intera ha da porsi, ma la scorrevolezza e l’azione intrinseca del contrabbando sostengono comunque il testo su un regime di lettura agile e poliziesco, d’intrattenimento. Gustose le diverse voci narrative utilizzate, con i relativi passaggi temporali sparigliati in decenni differenti. Meraviglioso finale poetico in completa sintonia con l’impossibilità di comprensione dell’accaduto.