Arno Schmidt – I profughi

Ombre le corsero attraverso gli occhi, il cielo delle labbra si oscurò; lasciai andare la mia mano, che subito venne accolta nel caldo delle coperte: “Beh io –“ smozzicò la bocca, il suo capo lottò un istante salvaggiamente, il naso gemè per poco – “sai che io ho solo un piede?!”, e lo spinse bruscamente fuori da sotto: la dura protesi tornita fino a metà polpaccio. Alla gamba sinistra. “Durante l’attacco aereo”. Molte slip rosse si accesero tutt’intorno, sereno, gran semaforo d’harem. Il piede non c’era più. Bestemmiò rude e disperata. “Ma per il resto sono tutta a posto” bisbigliò rotto contralto. Forra rossa della bocca, percorsa da torrenti, donde fluivano lievi aliti di vento.

 
DUE PAROLE

Un libro di viaggio, triste, incollato ed assemblato tramite immagini visive gettate attorno al cervello del lettore. La storia d’amore che si perde fra le miserie di due profughi tedeschi (lui, letterato – lei, zoppa) che, espulsi dal loro paese a seguito dello smembramento germanico post-conflitto mondiale, sconfinano il Reno per riconciliarsi con altri loro “compatrioti” non certo accoglienti. Ammassati sul treno, e poi scomodamente alloggiati sul nuovo territorio, rapidamente, anzi, in maniera svelta, proprio come l’autore stesso definisce il romanzo, i due costruiranno la loro storia d’amore. La brevità del testo, o sveltezza, appunto, è voluta raffigurazione di un gesto brevilineo che ne accentua la rapidità. Un racconto umile, certo confuso, forse già dimenticato… come le migliaia di storie simili che si perdono e perderanno nell’oblio di una memoria collettiva troppo affollata.

 
INFO UTILI

Attorno all’ora di lettua.
edizione quodlibet (ISBN – 9788874627264)
in copertina un quadro di Eugene Higgins “the black cloud”