Baku 10 Agosto

Si dice che viaggiare serva a conoscere il mondo. E’ vero, ma c’è di più. Cos’è alla fine un viaggio? Una fuga, un ritorno. Scappiamo in piena volontà per capire quello che non siamo, scappiamo per sentirci ciò che mai potremo essere: estranei con noi stessi, esiliati. Alle luci di un mondo che ci ha spiegato tutto, dal caldo utero del nostro paese, dei nostri amici, della nostra terra, non rimane che un solo modo per osservare l’ombra che proiettiamo, spostarsi al di fuori del cerchio. Ecco cos’è un viaggio. Dire quello che non siamo, diceva l’altro, quello che non facciamo. All’una e trenta di questo caldo sabato d’agosto ci troviamo quindi volti verso oriente, dove gli alfabeti si deformano e gli zigomi si allargano, i capelli imbruniscono nelle tipiche scrime caucasiche. ll primo valico è l’Ucraina. Perdiamo ore nell’aeroporto di Kiev per smarrimento bagagli, è il primo inconveniente, la destinazione Baku attende comunque paziente. Il Mattia Leonardi, il Matteo Angelino, ed io. Noi tre ed un piccolo passo lontano da quel cerchio, il vecchio continente; già si annusa la piccolezza che si accolla a coloro i quali vogliono sentirsi minuscoli. Siamo qui per questo. E stipati su un vecchio boeing russo senza respiro le facce si confondono. Avete mai pensato di essere parte del mondo intero? Finalmente siamo poco importanti. E’ il primo bagliore nello specchio, il riflesso della signora Europa, così ambiziosa ed elegante e condizionata. Così famosa, così protettiva! Cretino chi non ha mai avuto paura di smarrirsi. Atterrati a Baku lo sbarco è compiuto, siamo nella nostra ombra, e nell’ombra siamo arrivati. E’ ben buia la città. Le luci resistono stoiche, i cartelloni, le pubblicità. Mai batteranno il cielo. La giornata di oggi è trascorsa in movimento; c’è, in fondo, poco da scrivere. Ma lo scrivere è un buon vezzo e il diario una scusa ancor migliore per portarvi con noi. Qui ognuno custodisce qualcosa nei propri pensieri, succede sempre così quando si va per il contrario, per il non capirsi, o per lo scoprire. Si va per il vuoto, dove un luogo vale l’altro, dove l’unica cosa che conta è il senso di esistere, il sentirsi vivi. Se avrete la pazienza di seguirci vi condurremo nella stessa magia. Poco importa dove siete, viaggio nel viaggio ci troveremo tutti nel non luogo del nostro racconto, nell’immaginazione. Quale posto migliore per iniziare a smarrirsi? Ringrazio già chi avrà la pena di seguirci. Ora è tardi, i meridiani ci hanno regalato tre ore di sonno in meno e i mattinieri, son sicuro, mi batteranno i pezzi. Prima di andare a dormire, però, tiro un ultimo sguardo ad Ovest. Alzo la mano e saluto. Sono qui, sono qui. Da domani iniziamo a camminare.

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