Carlo Rovelli – Buchi bianchi


In un universo in equilibrio, come nella vasca dopo che si è acquietata l’onda, nessun fenomeno ci permetterebbe di distinguere il passato dal futuro. Non potremmo dire in che direzione va il tempo. Ma ci sarebbe una conseguenza ancora più radicale, per noi: non ci potrebbero essere i nostri pensieri. Non potremmo osservare, ragionare, perché per pensare dissipiamo energia. Non avremmo sensi, perché i sensi registrano, cioè sono memorie. Quindi non funzionano in una situazione di equilibrio. Non potremmo ascoltare musica, perché la musica esiste nella nostra testa in quanto ricordiamo le note precedenti. Non esisteremmo come esseri pensanti e senzienti. È perché per pensare ci è necessario il disequilibrio che ci è così naturale pensare a una tempo orientato e così difficile accettare l’idea che l’orientazione del tempo non sia fondamentale. Il tempo nel nostro pensieri è orientato perché il nostro pensiero è esso stesso un fenomeno irreversibile. Perché noi siamo fenomeni irreversibili.

DUE PAROLE

Ancor mi dico che spiegare le cose difficili in maniera semplice e popolare sia sempre gesto nobile. Questa volta Rovelli si spinge un po’ più in là e, invece di confinarsi nella didattica, prova ad abbozzare un testo più intimo che spiega al popolino la sua teoria sui buchi bianchi. Senza addentrarmi nel cosa e nel come, cercando di rimanere legato all’aspetto letterario del testo, l’autore ci guida alla scoperta di concetti impensabili. Ciò che in inglese, con forte resa, viene espresso come “mindblowing”. Lo fa nella misura che ormai conosciamo (siamo alla sua quarta pubblicazione per adelphi) dandoci del tu, proprio come lui incita a porsi nei confronti della scienza e della natura. Ed è questa la chiave di successo di Rovelli nella porta dei suoi lettori, questo modo di prendere coscienza di cosa siamo. In primis esseri curiosi, stregati dalla curiosità, dalle domande. A sua stessa detta un libro di viaggio, con moltissimi parallelismi alla Commedia, verso concetti scientifici d’avanguardia. Sbagliati o no, si è fatto capire molto chiaramente, non importa. Lo scopo della scienza è la sua esplorazione.