
Si chiamava Smadar. Grappolo della vigna. Una nuotatrice. Una ballerina. Era alta così. Si era appena tagliata i capelli. Aveva i denti un po’ storti. Era l’inizio dell’anno scolastico. Era uscita a comprare dei libri. Stavo andando all’aeroporto in macchina quando ho sentito la notizia. Non la trovavano. Noi sapevamo. Io e mia moglie. Sapevamo. Siamo andati all’ospedale alla stazione di polizia, e da lì di nuovo all’ospedale. Non potete immaginare cosa vuol dire. Una porta dopo l’altra. Poi l’obitorio. L’odore di disinfettante. Una cosa indicibile. L’hanno fatta scivolare fuori su un ripiano di metallo un freddo ripiano di metallo. Giaceva lì. La vostra età. Né più. Né meno. Siamo onesti, ragazzi. Voi avreste gongolato alla notizia. Avreste festeggiato. Applaudito. E un tempo avrei applaudito anche io per la vostra morte. E per quella di vostro padre. E del padre di vostro padre. Sentite. Lo ammetto. Non lo nego. Una volta, tanto tempo fa. E di quello là che ne pensate? In che razza di mondo stiamo vivendo? Lassù guardate. Ci sta osservando, ci osserva tutti. Guardate. Guardate. Lassù.
DUE PAROLE
Di letteratura sul conflitto israelo-palestinese è pieno il mondo, sono piene le librerie, piene le teste di chi si affaccia a questo mondo, a questo conflitto creato a tavolino su un solco atavico, che abbraccia la quasi totalità del mondo occidentale. Come poter parlare, dire nuovamente, ciò che è stato detto e ridetto? McCann trova una prosa incredibile, nuova, frastagliata e destrutturata quanto il momento omicida che racconta. Quando i pezzi di tre giovani attentatori si proiettano nell’ambiente circostante, poco dopo essersi fatti saltare in aria e aver tolto la vita a una delle due metà del racconto, la tredicenne Smadar. Il romanzo testimonia l’impegno e la storia di due famiglie, in particolar modo di due padri, che hanno vissuto al lato opposto della verità una tragedia incolmabile. Rami, israeliano, ha visto la figlia morire per mano di un attentato suicida nel centro di Gerusalemme. Bassam, palestinese, ha perso la sua per mano di un proiettile di gomma e metallo sparato da una pattuglia israeliana. L’autore costruisce un romanzo toccante, che ha l’ambizione di riportare in vita i sentimenti di entrambe le fazioni per mostrare ai lettori (e al mondo) l’insensatezza e l’ingiustizia di questa enorme frattura nella storia umana. Grazie a una serie di continui e microscopici rilanci fra un mini-capitolo e l’altro (si passa incredibilmente dai flussi migratori degli uccelli, alle biografie di esotici o estrosi personaggi storici, fino alla cruda cronaca dei fatti), McCann combina un puzzle, un “patchwork” narrativo capace di incollare il lettore alla pagina e di accendere in lui il lume dell’empatia. La vicenda, simbolicamente parlante, giostra intorno all’amicizia scaturita fra i due protagonisti, Rami e Bassam appunto, vittime dello stesso identico dolore. L’azione del racconto e del costante soffio sulle braci della memoria non è sicuramente in grado di riportare le due bambine alle loro famiglie ma forse, utopica speranza, sarà capace di impedire ad altri di esacerbare e perpetrare l’odio costantemente fomentato dai politici di turno. Smadar. Dal cantico dei cantici. Il grappolo della vigna. Il fiore che si schiude. Abir. Dall’arabo antico. Il profumo. La fragranza del fiore.