Daphne Du Maurier – Rebecca, la prima moglie


«Fino a che punto mi ami?» domandò. Non seppi rispondere. Non seppi che corrispondere allo sguardo di quegli scuri occhi torturati nel pallido volto scavato. «È troppo tardi, mio amore, troppo tardi» diss’egli. «Abbiamo perduto la nostra piccola speranza di felicità.» «No, Maxim. No» replicai. «Sì. È tutto finito. Quel che doveva accadere… è accaduto.» «Che cosa?» domandai. «Quello che avevo previsto sempre. La cosa che avevo visto in sogno, ogni giorno, ogni notte. Tu ed io non siamo fatti per essere felici!» Egli sedette nel vano della finestra, e m’inginocchiai dinanzi a lui, le mani sulle sue spalle. «Che cosa mi stai dicendo?» Egli pose le sue mani sulle mie e mi guardò in viso. «Rebecca ha vinto» disse. Lo fissai, uno strano tumulto in cuore, le mani subitamente fredde sotto le sue. «La sua ombra era tra noi, sempre, sempre» egli diceva. «Maledetta ombra, che ci divideva. Come potevo stringerti così, mio tesoro, mio piccolo amore, mentre nel mio cuore c’era la paura che questo avesse a succedere? Ricordavo i suoi occhi, come mi guardavano, prima che morisse. Ricordavo quel suo sorriso vago e traditore. Già allora sapeva, essa, che sarebbe andata così. Sapeva che avrebbe vinto, in ultimo.»

DUE PAROLE

Fra lo stucchevole romanzo rosa e il thriller, un libro che – a mio avviso – lascia pochissimi spazi riflessivi. Vive e vuol proporsi come puro intrattenimento narrativo. Non lascia solchi se non quello di un effimero piacere trascinato dalla voglia di svelare il passato della figura portante del romanzo, la donna affascinante che con il suo carisma e la sua bellezza tiene uniti i destini di tutti i personaggi del libro.