DAL TESTO
La fiesta esplose a mezzogiorno di domenica 6 Luglio. Non c’è molto alto da descrivere di ciò che avvenne. Era tutto il giorno che arrivava gente dalla campagna, ma si mimetizzavano nella città e non li notavi. Sotto il sole cocente, la piazza era tranquilla come in qualsiasi altro giorno. I contadini erano nelle osterie fuori mano, a bere e a prepararsi alla fiesta. Erano arrivati da poco dalle piane e dalle colline e avevano bisogno di compiere a poco a poco I loro spostamenti di valori. Non potevano cominciare pagando I prezzi dei caffè. Trovavano di che spendere bene I propri soldi nelle osterie. I soldi avevano ancora un valore preciso, in ore di lavoro e staia di grano venduto. Col procedere delle fiesta, non avrebbe più avuto importanza quanto pagavano né dove compravano.
ORIGINI
Ernst Haas – Bull fight – http://www.ernst-haas.com/
Ernest Hemingway – Fiesta – (The sun also rises) – 1926
DUE PAROLE
Fiesta è un libro giovane e immaturo che Hemingway scrisse con una lucidità disarmante. L’incrocio fra pratica giornalistica e arte narrativa culmina con la cronaca -impeccabile- della scena nell’arena. La danza sensuale fra il giovane torero e il suo unico amico, il toro. Nessuna velleità filosofica sembra nascondersi dietro un romanzo così importante, eppure l’impatto che “The Sun Also Rises” ebbe sulla critica e sulle future generazioni di lettori fu formidabile, si direbbe quasi molto più profondo di quello che il libro stesso voleva sollevare. Qui sta la vera forza dell’Hemingway scrittore e di un nuovo modo di scrollarsi l’ottocento narrativo di dosso. Qui dove, forse, il giovane Ernest pecca ancora di presunzione. La spacconeria di sapersi migliore e talentuoso trasuda in parecchie pagine. Eppure alle limpide carrellate di paesaggi, scene, personaggi e dialoghi, si perdona ogni cosa. Un modo diverso di raccontare, sebbene sotto gli occhi di tutti e tendenzialmente banale, ancora più spettacolare. Paragonabile alla foto di Haas, che seppe, con una semplice esposizione prolungata, regalare dinamismo e originalità allo incantevole spettacolo. Il crudele gioco del torero, ossessionato dalla bellezza, contro l’impulsività ancestrale della bestia, provocata alla vista del rosso, del sangue, della stessa vita.