DAL TESTO
“Quale motivo ho di continuare a vivere in questo modo?” “Sì, quale? E magari lei si porrà la stessa domanda, magari molto suoi lettori se la porranno. Quale motivo? Nessuno! Ecco quanto ho scoperto riflettendo semplicemente, freddamente, su cose che non si affrontano mai se non da un punto di vista sbagliato.” “Insomma, ho continuato a essere procuratore per abitudine, marito di mia moglie e padre dei miei figli per abitudine, perché non so chi ha deciso che così doveva essere e non altrimenti.”
DUE PAROLE
Kees Popinga è un borghese dei più tipici. Lavoro d’ufficio, allegra famigliola, poche ambizioni. Il giorno in cui il capo dell’azienda per cui lavora gli rivela l’imminente fallimento della società e la sua relativa fuga, Kees decide di ribellarsi a quelle leggi non scritte che per così tanti anni hanno dominato la sua esistenza. Finirà con l’amara lezione del fallimento, o della verità, ovvero la consapevolezza (scoperta ironicamente quando rinchiuso in manicomio) del dover sempre e comunque essere dominati da una regola, da un’etica, da dei cardini. Poiché la vita stessa non è che un imposizione. La raffinatezza con cui Simenon solletica questa idea sta nel periodo bravo e ramingo di Popinga, quando braccato dalla polizia per l’omicidio commesso, in un forse troppo scontato richiamo ad una partita di scacchi, il protagonista si accorge di dover venir meno alle sue abitudini quotidiane. Ennesima privazione al favore di una finta libertà. Non è un caso che di punto in bianco, derubato e senza speranza, non riesca nemmeno a cambiarsi il vestito per “diventare” un clochard. L’abito borghese, la maschera, la sua vera prigione. Nemmeno la morte, sua unica scelta ponderata, gli consentirà di esprimere una volontà, visto il goffo sbaglio di binario. Fatidico il commento alle sue memorie. Il vuoto lasciato ne “la verità sul caso Popinga” parla chiaro. La verità è uno spazio incolmabile, ma forse l’unico che possiamo provare a riempire di nostre scelte.
SINOSSI SCARNA
- Kees Popinga trova il capo della sua azienda, Coster Jr., ubriaco al bancone. Quest’ultimo gli confessa l’imminente fallimento della stessa e gli annuncia la sua dipartita fraudolenta fingendo un suicidio.
- Dopo una giornata domestica isterica, Popinga abbandona la famiglia e scappa su un treno per Amsterdam.
- Fermandosi a casa della bramata amante del ex capo, rifiutato da quest’ultima, ne commette l’omicidio e scappa per Parigi.
- Braccato dalla polizia comincia un periodo di vagabondaggio, dormendo spesso con prostitute (senza andarci a letto). Incontra Jeanne Rozier, che lo introduce ad una banda criminale che ne aiuta la latitanza.
- Rifiutato anche da Jeanne, l’aggredisce sfiorando quasi un secondo omicidio. Solo ed errante per Parigi, scrive alla polizia lettere anonime cercando un’esasperata notorietà.
- Derubato da una borseggiatore in un bar americano, privo di soldi e speranze, decide di suicidarsi buttandosi sotto un treno, ma fallisce sbagliando binario.
- Trovato dalla polizia viene prima arrestato e poi trasferito in un manicomio olandese dove apprenderà che moglie e figli, lentamente, cercano di tornare alla vita normale.
INFO UTILI
Pag. 203, 3 ore e mezza di lettura circa
opere affini: Corri coniglio, Updike – Il fu mattia pascal, Pirandello – Sostiene Pereira, Tabucchi.
ORIGINI
L’uomo che guardava passare i treni – George Simenon – Adelphi (ISBN 9788845908361)
il treno – Fortunato Depero – 1926