Graham Greene – Il console onorario

Chissà come, fin dal principio non ho desiderato nulla, nulla fino a quando non lo ha desiderato anche lei. Lei, questo non lo capiva; pensava che io non funzionassi. Invece era vero amore, non amore da bordello quello che volevo io. Immagino che anche lei, questo, non lo possa capire.” “Non so bene cosa significhi esattamente la parola amore. Mia madre ama il dulce de leche. Così mi racconta.” “Non è mai stato amato da nessuna donna, Ted?” indagò Fortnum. Una sorta di ansietà paterna nella sua voce irritò Plarr. “Due o tre mi hanno detto così, ma non hanno avuto grandi difficoltà a rimpiazzarmi dopo il mio addio. Solo l’amore di mia madre per i pasticcini non mostra di cambiare. Li amerà in salute e malattia, fino a che morte non li separi. Forse è quello il vero amore.” “Lei è troppo giovane per essere cinico.” “Non sono cinico. Sono curioso, ecco tutto. Mi piace capire il significato che la gente dà alle sue parole. La semantica ha un peso enorme nelle cose. Ecco perché noi, in medicina, preferiamo spesso servirci di una lingua morta. Non rimangono spazi per gli equivoci, con una lingua morta.

DUE PAROLE

In una località non meglio precisata dell’argentina, al confine con il paraguay, presta servizio un giovane medico inglese: il dottor plarr. mezzosangue, inglese e sudamericano, plarr incarna la dicotomia su cui ruota l’intero romanzo. il machismo omicida e irrazionale, passionale, pornografico, contro la livida e ponderata freddezza anglosassone (privata e politica). “E’ possibile, si chiese, che un uomo troppo razionale per innamorarsi abbia in serbo il destino peggiore dell’ossessione amorosa?“. Tutti i personaggi del testo sono infatti, nella loro complessità, facilmente incasellabili in posizioni o stereotipi. il libro prosegue in una collisione continua del sacro e del profano. dell’amore e del sesso. della fede e della assoluta mancanza di speranza. della morte e della poesia. “L’onore non aveva significato per chi moriva di fame“. Basti pensare a chi e come greene decide di presentarceli. il bandito aquino, più poeta o più assassino? il prete leon, più santo o più combattente? la moglie (o promessa tale) maria, più devota o più schiava? il colonnello perez, iniquo o retto poliziotto? la giovane clara, prostituta o madre? e ovviamente i due protagonisti, parte dello stesso specchio. il vecchio e incapace fortnum, così sincero nei sentimenti, così puro, alcolizzato, inerme, tenero, ingenuo. l’algido e insensibile plarr, chirurgico, alieno, osservatore. arrivano a trovarsi e incontrarsi attraverso il corpo della donna che amano (che hanno amato tutti, in quel microcosmo). green ci mette di fronte ad un altro libro caravaggesco, dalle rovinose e irrisolvibili impellenze umane, che parla di peccatori che possono trovare consolazione nella sola sofferenza. nella disperazione di una lotta invincibile. ne “il console onorario” non vince nessuno. il destino trafigge tutti (perez che verrà sbugiardato da fornum sulla sua versione dei fatti, i ribelli tutti decimati, plarr che non troverà mai l’amore, clara, lo stesso fortnum con un bambino ormai non più voluto). il console è, però, l’unica persona che si salva da un punto di vista intellettuale. è infatti l’unico in grado di giungere al perdono. nonostante questo alone di morale cattolica, il libro di greene è un capolavoro di misericordia cristiana. un autore capace di parlare di religione e senza catechizzare nessuno. la questione religiosa è dipanata con l’escamotage del prete guerriero. cos’è peccato? cosa è sacro? combattere per i propri ideali significa combattere contro il proprio dio? il messaggio forse è semplice: è l’amore l’unica cosa a poterci salvare. e amare, specialmente per un cristiano, significa saper perdonare.