DAL TESTO
Non era raro imbattersi in nomi e pensieri e forme e istituzioni cui non corrispondeva nulla d’esistente. E d’altra parte il mondo pullulava di oggetti, facoltà e persone che non avevano nome né distinzione dal resto. Era un’epoca in cui la volontà e l’ostinazione d’esserci, di marcare un’impronta, di fare attrito con tutto ciò che c’è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla – per miseria o ignoranza o perché invece tutto riusciva loro bene lo stesso – e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto. Poteva pure darsi allora che in un punto questa volontà e coscienza di sé, così diluita, si condensasse, facesse grumo, come l’impercettibile pulviscolo acquoreo si condensa in fiocchi di nuvole, e questo groppo, per caso o per istinto, s’imbattesse in un nome e in un casato, come allora ne esistevano spesso di vacanti, in un grado nell’organico militare, in un insieme di mansioni da svolgere e di regole stabilite; e sopratutto – in un’armatura vuota, ché senza quella, coi tempi che correvano, anche un uomo che c’è rischiava di scomparire, figuriamoci uno che non c’è … Cosi aveva cominciato a operare Agilulfo dei Guildiverni e a procacciarsi gloria.
ORIGINI
Il cavaliere inesistente – Italo Calvino – 1959
Raoul Dufy – Le Cavalier arabe (Le Cavalier blanc) – 1914
DUE PAROLE
La sarcastica e irriverente visione di Calvino nei confronti di tutto quello che è guerra ed organizzazione. Questo romanzo surreale, ambientato in un medioevo dominato dal barbuto Carlomagno, raccontato da una suora curiosa e prolissa, distrugge con la semplicità delle favole per bambini tutto quello che gli adulti prendono sul serio. Nelle prime pagine è lo stesso Re a farne le conseguenze, subendo l’irriverenza di un matto scudiero dai mille nomi. Nel resto delle pagine lo sarà, gradualmente, il lettore stesso. Portato riga dopo riga a trovarsi negli stessi panni del cavaliere inesistente. Realizzando, sbeffeggiato, come tutto ciò che lo circondi non sia che una giustificazione alla sostanza. Per ricoprire il nulla, l’armatura è la miglior corazza. E più il vuoto si espande, più il nostro guscio dovrà risultare spesso. Come a dire che gli ideali, e solo gli ideali, seppur invisibili o intangibili, sempre saranno la vera essenza dell’uomo.