Mario Vargas Llosa – Chi ha ucciso Palomino Molero?


D’improvviso, il tenente parlò con una voce diversa: – Fammi un favore, Lituma. Va’ a fare un giro sulla spiaggia dei pescatori. Guarda se El León de Talara è già salpato. Se è in mare, puoi andartene a dormire. Altrimenti, se è sulla spiaggia, vieni ad avvisarmi alla taverna. – Come, signor tenente? – si stupí Lituma. – Vuol dire che… – Voglio dire che ci proverò, – annuí il tenente, con un risolino nervoso. – Non so se il miracolo capiterà stanotte. Può darsi di no. Ma non si perde niente a provare. La cosa sembra molto piú difficile di quanto credessi. Ma il giorno verrà. Perché, lo sai?, il sottoscritto non morirà prima di essersi scopato quella cicciona e senza sapere chi ha ucciso Palomino Molero. Sono i due obiettivi della mia vita, Lituma. Piú ancora della promozione, anche se non mi crederai. Coraggio, su, vai.

DUE PAROLE

Palomino Molero, un giovanissimo aviere trovato senza vita e con i segni evidenti di atroci torture è la persona intorno a cui ruota questo romanzo che parla del fallimento e dell’ardua lotta di ricerca della verità. L’utopia della risposta, della giustizia è affidata al tenente Silva e al suo giovane aiutante Lituma. Essi si muovono in un panorama d’incertezze e menzogne, in un luogo molle, rurale e fatiscente che tanto mi ha ricordato le atmosfere Sciasciane. Decisi a far luce sull’omicidio, i due ricostruiscono i brandelli di una impossibile storia d’amore tra Palomino e la figlia di un importante colonnello in un mondo in cui dominano reticenze e contraddizioni, e dove il potere e la corruzione riescono a trasformare l’agognata verità in qualcosa di intangibile. Non è solo una distorsione dei piani alti però. Nel finale del libro si evince come l’incredulità e la diffidenza siano già primariamente evocati dal basso, dalle radici della popolazione. La verità e la giustizia sono dunque una balena bianca da trovare e uccidere nell’oceano aperto. È bellissima la figura che Llosa usa per incarnarla: la strabordante, giunonica e seducente locandiera donna Adriana. (“Sai qual è la differenza fra una donna grassa e una donna bene in carne, Lituma? Quella grassa è floscia, cascante, molliccia. La tocchi e la mano sprofonda come dentro un formaggio burroso. Ti senti fregato. La donna bene in carne è soda, pienotta, ha quello che bisogna avere e anche di piú. Tutto al posto giusto. Tutto ben distribuito e ben proporzionato. La tocchi e resiste, la tocchi e rimbalza. Ce n’è sempre di piú, d’avanzo, da saziarsi e anche da offrire agli altri.”) Ella impersona l’impotenza – pariteticamente espressa nel desiderio sessuale completamente distrutto nel momento in cui ne viene offerta l’opportunità di soddisfarla.