Richard Matheson – Tre millimetri al giorno


Tracciò un segno a caso, che probabilmente si sarebbe sovrapposto a un altro, ma non aveva importanza. Tenere il conto dei giorni aveva sempre meno significato. C’erano ancora mercoledì e giovedì, poi venerdì e sabato. E poi basta. Rabbrividì nel buio. Il suo destino, come la morte, era impossibile da concepire. No, forse peggio ancora della morte. La morte, almeno, era un concetto, era parte della vita, per quanto bizzarramente ignota. Ma chi mai si era rimpicciolito fino al nulla?

DUE PAROLE

L’incubo di un uomo che giorno dopo giorno vedi l’approssimarsi del suo annientamento. Il rimpicciolimento fisico del protagonista è furbescamente accostato a quello morale. La riduzione delle sue dimensioni è pertanto simbolica, significativa di un umanità che ignora la sua destinazione incontrovertibile della fine. Paradossalmente, Scott Carey, vede invece aumentare alcune componenti della sua umanità (la libido su tutte) a testimonianza dell’irriducibilità della natura umana. Libro annoverabile fra l’horror (la situazione del protagonista è a dir poco angosciante, paragonabile a quella di un malato terminale) e il fantascientifico (la contaminazione della bizzarra malattia che sottrae azoto al suo corpo è data dal contatto casuale con un pesticida radioattivo, iconico della letteratura fumettesca). Matheson concretizza il contesto angosciante mettendo in scena l’incarnazione dell’incubo per eccellenza: un gigantesco ragno che perseguita il protagonista minacciandolo di morte non appena cerca di mettere fuori il naso dal suo sempre più microscopico microcosmo per sopravvivere. La ripetitività del racconto (a dire poco monotono per l’eccessiva ripetizione dello stato morale dell’uomo che rimpicciolisce) fa emergere una domanda atavica, con l’assurda prospettiva di vita ultraterrena che si traduce nella curiosità di capire cosa può essere, cosa può esistere, oltre lo zero. Dove va a finire la vita, che per giorni ha dimostrato una costanza ineccepibile nella sua puntualità di espressione (ovvero il rimpicciolimento costante) dopo che il conto alla rovescia finisce?