«A spasso» risposi «ci devo assolutamente andare, per ravvivarmi e per mantenere il contatto col mondo; se mi mancasse il sentimento del mondo, non potrei più scrivere nemmeno mezza lettera dell’alfabeto, né comporre alcunché in versi o in prosa. Senza passeggiate sarei morto e da tempo avrei dovuto rinunciare alla mia professione, che amo appassionatamente. Senza passeggiate, senza andare a caccia di notizie, non sarei in grado di stendere il minimo rapporto, e tanto meno un articolo, non parliamo poi di scrivere un racconto. Senza passeggiate non potrei collezionare appunti né osservazioni. Uno spirito giudizioso e aperto come il suo se ne capaciterà subito. «Le prolisse passeggiate mi ispirano mille pensieri fruttuosi, mentre rinchiuso in casa avvizzirei e inaridirei miseramente. L’andare a spasso non è per me solo salutare, ma anche profittevole, non è solo bello ma anche utile. Una passeggiata mi stimola professionalmente, ma al contempo mi procura anche uno svago personale; mi consola, allieta e ristora, mi dà godimento, ma ha anche il vantaggio di spronarmi a nuove creazioni, perché mi offre numerose occasioni concrete, più o meno significative, che, tornato a casa, posso elaborare con impegno. Ogni passeggiata è piena di incontri, di cose che meritano d’esser viste, sentite. Di figure, di poesie viventi, di oggetti attraenti, di bellezze naturali brulica letteralmente, per solito, ogni piacevole passeggiata, sia pur breve.
DUE PAROLE
Con la flemma di un nobile signore borghese, l’osservatore passeggia per la sua cittadina dispendando pensieri e massime assolutamente argute, dirigendosi a colazione dalla signoda Aebi e poi nuovamente a zonzo. Come se vagasse per un giardino zen, cosparso di saggezza e spiritoso animo, l’autore si concede brevi ragionamenti sulla vita che sembrano più aforismi che profonde pensate. Evitando la fretta, palesando gentilezza garbo e comprensione, Walser osserva le persone e le attività a lui attorno, vagando tra loro nel piccolo microcosmo della quotdianità paesana. Il libro è un incantevole gioiellino. Immune alle difficoltà e alla grettezza del mondo, ognuno di noi può passeggare sulla terrazza della vita, e goderne della sua brillante essenza. Ondeggiando dalla mondanità alla fiaba, sono molteplici le occasioni in cui un particolare viene sviluppato con inattese complicanze filosofiche. Bellissimo l’esempio della giacca e del sarto:
«Lo scontento, l’irritazione e la tristezza che provo mi costringono a dichiararle che lei mi ha fatto andare in collera». «Le giuro che la cosa mi addolora». «La prontezza che lei dimostra nel giurare di essere addolorato per avermi fatto incollerire e messo di malumore, non cambia assolutamente nulla al fatto che il vestito sia difettoso, che io rifiuti decisamente di approvarlo anche in minima misura, e che respinga energicamente l’ipotesi di accettarlo, poiché non si può parlare né di elogio né di gradimento da parte mia.”
La passeggiata è una versione edulcorata di “accadimenti della realtà immediata”, di Blecher. O anche una versione incredibilmente striminzita dell’Odissea. Un viatico verso la ricerca di se stessi, come qualsiasi buona lettura, un modo unico di capire gli altri attraverso la propria introspezione, la quale è poeticamente destinata a finire nella pallida luce del crepuscolo.
INFO UTILI
un centinaio di pagine circa per un’ora e mezza di lettura circa.
in copertina un quadro di Giacomo Balla.