Come mi è sempre piaciuto questo esempio. Un bambino cammina nel buio. E’ tardi, è rimasto fuori a giocare e non si è accorto che veniva buio. Adesso deve fare un po’ di strada a piedi per tornare a casa. Ha paura. Si mette a saltare e a cantare una canzoncina. Riesce a arrivare a casa. canticchiando e saltellando (se pesti la riga del marciapiedi muori – se non la pesti arrivi a casa salvo, tà-tà, tà-tà, tà-tà) inventi un piccolo centro di ordine in mezzo alle forze del caos, che ti fa arrivare in salvo. Le forze del caos, la paura, non riescono a mangiarti il cuore. La canzoncina è quel piccolo centro che addensa le forze anticaos. Se no che cosa potevi fare. Metterti a piangere seduto sul muretto, in mezzo alle forze del caos scatenate. Che già sedersi fermi a piangere, in mezzo alle forze del caos, ma devi stare fermissimo, non muoverti, non muovere neanche un dito, perché se lo muovi, magari la forza del caos ti prende il dito e inizia a tirarti giù, nel regno del caos dove il caos mangia tutto. Sta’ fermo. Magari arriva l’anima buona che ti porta in salvo. Quindi anche stare fermi fermi era l’invenzione di un altro piccolo centro d’ordine, in mezzo a ste forze del caose che vogliono tirarti giù. (che varie righe sopra stavo per dire cervello, le forze del caos non riescono a mangiarti il cervello, e invece ho detto cuore, non riescono a mangiarti il cuore; cuore è meglio, te lo senti ovunque il cuore, anche sulla punta delle dita, nei polmoni e così via. Il cervello te lo senti solo nel cervello, nei pensieri? Chissà. Un mostro che arriva per mangiarti il cervello, oppure un mostro che arriva e ti strappa il cuore e se lo mangia. Non so cosa è meglio, cosa è piiù spaventoso, te lo senti nel cuore anche il cervello, quindi è uguale, sempre tutto uguale).
DUE PAROLE
Sarò molto banale: a me questo libro ha ricordato una canzone degli afterhours che si chiama “Ritorno a casa”, che forse poi non c’entra nemmeno niente, come significato, ma me l’ha ricordata proprio per il processo rievocativo:
“Sono nella casa dove abitavo da bambino / Riconosco ogni oggetto / La disposizione dei mobili, i colori / La luce era diversa negli anni sessanta, ho riconosciuto anche quella / Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno abbia toccato la mia roba.”
E in effetti Cornia salta di buco in buco con flashback della sua infanzia, della sua gioventù e della sua vita. Ripercorre il suo passato, gli eventi che squarciano il buio dell’oblio con coni di luce, ricordo e malinconia. Eventi che si specchiano nel presente e che sono, infine, la nostra essenza nel passaggio su questa terra. Una panacea per sconfiggere l’ansia della vita mischiata al pensiero della morte.
INFO UTILI
una novantina di pagine, edizione “Narratori” Feltrinelli. ISBN 9788807031984
In copertin, ovviamente, un quadro di Magritte.