Ricordo dall’infanzia che, dal punto di vista di un bambino, la madre è un’entità fissa, un monolite, non un organismo umano in evoluzione qualitativamente simile, sotto molti punti di vista, a una persona giovane.Di recente sono diventata non tanto matura in modo quantificabile, ma qualitativamente vecchia. Vecchia come stato di esistenza. Ho accettato di essere diventata la persona che avevo la possibilità di diventare.
DUE PAROLE
Questo tanto minuscolo quanto profondo diario è un tentativo raffinatissimo, da parte di una madre, di porre in equilibrio la nostra veloce ed effimera esistenza con l’infinità del nostro prolungamento nel tempo. Il diario, come mezzo di ricordo, parte dall’ossessione dell’autrice di ricordare ogni cosa, ogni particolare della sua esistenza, tramite trascrizione. Come per le moderne tecnologie che tutto stanno catalogando, censiscono, mantengono e stoccano, così le parole, per lei, sono servite nel primo stadio della sua vita a costruire una solida e veritiera proiezione della propria essenza. Il passaggio a stato di procreatrice, di madre, catapulta l’autrice, e di conseguenza stessa il testo, in una dimensione fluida, di movimento. Il moto che ne scaturisce è, appunto, l’andanza e tutto il vuoto che gli sta attorno è (dice il testo) l’ansia che deriva dal concentrarsi sugli istanti – dall’incapacità di accettare la vita come un’andanza, come un tempo continuo.
L’essenza del libro è infatti la comprensione profonda del nostro stato di passaggio. In particolar modo dell’esperienza materna, che scaturisce dall’accettare l’atto di procreazione, ciò che perpetua la nostra essenza in qualcos’altro, in qualcun’altro. Chiosa la Manguso “proverò a dirlo in un altro modo: quando sono con mio figlio sento la velocità tonificante del viaggio di sola andata che guida l’esperienza umana”.
INFO UTILI
Un centinaio di pagine, intorno all’ora di lettura.
Edizioni NNE (ISBN 9788899253646)