Ted Chiang – Respiro


A un certo punto tutta l’aria presente nell’universo sarà distribuita uniformemente, non se ne troverà di più densa o di più rarefatta in un posto piuttosto che in un altro. Non sarà più in grado, quindi, di azionare un pistone, far girare un rotore o far librare una lamina d’oro. Per la pressione sarà la fine, così come sarà la fine della forza motrice, la fine del pensiero. L’universo avrà raggiunto un equilibrio perfetto. Alcuni trovano quasi buffo che lo studio del cervello, anziché i segreti sul nostro passato, ci abbia svelato cosa ci attende infine nel futuro. Io, tuttavia, resto dell’idea che qualcosa d’importante sul passato l’abbiamo comunque imparata. L’universo ha avuto origine da un immenso respiro trattenuto. Perché non si sa, ma quale che ne sia stato il motivo, mi fa davvero piacere sia andata così, se sono vivo lo devo infatti a quel fenomeno. Tutti i miei desideri e le mie riflessioni non sono altro che vortici d’aria generati dal successivo e graduale respiro dell’universo. E finché questo grande respiro non avrà termine, i miei pensieri continueranno a vivere.

DUE PAROLE

Raccolta di racconti pluripremiati. Ted Chiang sforna un insieme di storie una più bella dell’altra. Le sintetizzo per dare voce alla memoria, quando probabilmente leggerò di nuovo questo articolo e mi sarò già abbondantemente scordato la maggior parte delle narrazioni, ma soprattutto dei temi che con costanza ricorrono nei suoi scritti: il potere della parola, il linguaggio e lo spazio tempo. La raccolta si apre con “The Merchant and the Alchemist’s Gate” un approccio ai viaggi spazio temporali costruito sullo stile de le mille e una notte. Si passa poi ad “Exhalation”, che oltre a dare il titolo alla raccolta risulta – a mio personalissimo avviso – il racconto più bello, originale e incisivo del libro. Ispirandosi a P.Dick (citato dallo stesso autore come riferimento) Chiang ci mette di fronte alla fragilità dell’essere e all’incomprensione della coscienza ma, soprattutto, a quello che riguarda il concepimento del proprio ambiente, del proprio essere correlato al contesto in cui viviamo. Non può non venire in mente il discorso dell’acqua di Wallace. Punto esclamativo sul mio personalissimo cartellino. Si passa poi al quanto breve tanto incisivo “What’s Expected of Us” che in pochissime parole fa schiantare il lettore contro il muro filosofico del libero arbitrio (si veda anche il racconto successivo). Cito: “Il cuore di ogni Oracolo è un circuito con un ritardo temporale in negativo, un circuito che invia un segnale a ritroso nel tempo. Cosa implichi un simile meccanismo diverrà del tutto chiaro successivamente, quando i ritardi in negativo diventeranno superiori a un singolo secondo, ma non è da questo che voglio mettervi in guardia. Gli Oracoli dimostrano che il libero arbitrio non esiste, ecco il primo problema da affrontare”. Il racconto “Il ciclo di vita degli oggetti-software” è invece il più lungo del libro e sicuramente il più cinematografico. Di grande portata riflessiva, ci fa interrogare sul concetto di esistenza e di amore, sebbene queste siano provate verso l’estratto più artificioso possibile, ovvero i “digienti” delle forme software di intelligenze artificiale. Il racconto “Dacey’s Patent Automatic Nanny”, di taglio steam-punk, è una satira spietata al nostro innato amore e alla nostra cieca fiducia verso la tecnologia, nonché l’ennesimo rilancio provocatorio alla radici del libero arbitrio “Nelle lettere ai colleghi, Dacey spiegò più volte, e in vari modi, perché l’oggetto delle sue ricerche fosse diventato una bambinaia meccanica. Innanzitutto sarebbe stata molto più facile da costruire rispetto a una macchina destinata all’insegnamento, e la sua vendita gli avrebbe permesso di raccogliere il denaro necessario a perfezionare l’altra invenzione. Inoltre ci vide un’opportunità per intervenire precocemente: se i bambini fossero stati affidati alle cure di una macchina mentre erano ancora molto piccoli, non avrebbero acquisito quelle cattive abitudini che avrebbero dovuto in seguito essere estirpate. «I bambini, alla nascita, non hanno colpe. Se diventano colpevoli è per via dell’influenza di coloro alle cui cure li abbiamo affidati», scrisse. «L’educazione razionale del bambino, porterà a bambini razionali”. Si passa poi a “The Truth of Fact, the Truth of Feeling” è un delicatissimo passaggio sulla memoria e sulla scrittura, sul linguaggio come mezzo di comunicazione fra cosa possiamo percepire e cosa siamo tenuti a ricordare. Si fa una netta distinzione fra la memoria “semantica” e quella “episodica”, assieme ai primi già citati è probabilmente uno dei racconti più profondi e riusciti. Cito anche qui “«Perdona e dimentica», si usa dire, e ai nostri magnanimi io idealizzati effettivamente non occorre altro. Ma per il nostro vero io, la relazione fra queste due azioni non è così scontata. Nella maggior parte dei casi, prima di riuscire a perdonare dobbiamo dimenticare almeno un po’. Quando il dolore diventa meno bruciante rispetto all’inizio, è più facile perdonare l’offesa, il che a sua volta rende il tutto meno memorabile, e così via. È questo circuito psicologico di reazioni a fare sì che quelle offese, che inizialmente ci hanno fatto infuriare, col senno di poi risultino perdonabili”.
si procede poi con i racconti “il grande silenzio” e “omphalos”, sicuramente i due pezzi meno incisivi del libro, per chiudere infine con il vertiginoso “Anxiety Is the Dizziness of Freedom” che affronta ancora una volta il tema del libero arbitrio sviluppandolo nelle potenzialità dell’incertezza quantica, con una macchina in grado di mostrare due linee parallele della realtà, una specie di mash-up fra i più famosi e ricordati film sliding doors e Tenet. Per chiudere: uno scrittore fresco, ispirato, capace di gettare uno sguardo al prossimo futuro con grandissima incisività, colpendo contemporaneamente le corde dell’emotività e quelle della riflessione. Chiudo, come spesso mi piace fare, con una breve e incisiva parte del testo “Anche se noi esseri umani non siamo la riposta a un perché, io continuerò a cercare una risposta al come.”